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carina spurio 21 Maggio 2008 il 02:27
La memoria dell’acqua.
di Carina Spurio
Una stilla d’acqua illuminata dal sole si riscalda e si trasforma in vapore acqueo che condensato e raffreddato in gruppi di goccioline forma le nuvole.
Il vapore acqueo dopo essere salito in cielo ritorna sulla terra come acqua piovana, penetra nel sottosuolo fino a che non uscirà di nuovo per unirsi ad un fiume, un ruscello, un lago. La stilla d’acqua riprenderà il suo corso attraverso le stagioni: salirà in cielo evaporando sotto i raggi del sole in estate, al contrario, durante l’ inverno, volerà candida come un fiocco di neve prima di diventare ghiaccio. Trascorrerà l’inverno in un ghiacciaio, si scioglierà a primavera e scorrerà depurata verso la pianura e poi di nuovo nelle buie viscere di madre terra.
L’acqua è vittoriosa su tutto: estingue il fuoco, fugge quando è vapore acqueo, passa oltre le rocce seguendone i contorni e si ritira dagli ostacoli con finta umiltà perché nessuna forza può impedirle di seguire il suo cammino verso il mare.
L’aria , il fuoco e la terra si possono combattere. L’acqua, invece, è invincibile. Si infiltra , passa, entra in ogni fessura, penetra in ogni anfratto, cerca un varco, inonda, in alcuni casi si ferma.
In tutte le culture l’acqua è considerata ora “elemento vitale”, ora causa di morte ed è protagonista in molte narrazioni.
Dal diluvio universale mandato da Zeus per punire le malvagità dell’uomo ad Eraclito (il quale considera il mondo come un flusso perenne nel quale nessuna cosa è mai la stessa poiché tutto si trasforma. “Essa non è mai una sola cosa: è fiume e mare, è dolce e salata, è nemica ed amica, è confine e infinito, è “principio e fine”) fino alle pagine dell’Odissea. Ulisse, nel suo viaggio verso Itaca, è costantemente a contatto con l’acqua che lo condurrà nella terra dei Feaci dalla quale troverà aiuto per fare ritorno nella sua Terra.
Anche per noi l’acqua è una divinità, non solo per i greci, essa rimane in continuo movimento, non ha né principio, né fine e in ogni tradizione e concezione ha un punto in comune degenerazione – generazione, morte – vita:
dall’ acqua di montagna confinata in piccoli laghetti rotondi senza afflusso o deflusso, all’acqua di sorgente: solfata, solforica, clorinata, oligominerale o di mare (che oscilla sotto le fasi della luna) , fino alla moderna concezione dell’acqua in omeopatia. Secondo tale disciplina, l’acqua potrebbe contenere un segreto e custodire una traccia delle sostanze che l’hanno attraversata. Lo sostengono alcuni studiosi dichiarando che l’acqua ha una memoria in grado di conservare il ricordo delle sostanze che vi sono state sciolte e l’impronta di una molecola di principio attivo può trovarsi in essa. Fautori di questa teoria sembrano essere molti sostenitori dell’omeopatia, disciplina rispettata attualmente anche dai rappresentanti della medicina tradizionale. “I farmaci omeopatici funzionano perché l’acqua mantiene il ricordo delle sostanze che vi sono state diluite.”
Sostanze attive, sciolte in acqua a diluizioni molto elevate, conservano il segno del principio omeopatico attivo che dona all’acqua la capacità di guarire.
Questa teoria mette in discussione i fondamenti della biologia tradizionale, secondo la quale non esiste attività biologica in assenza di molecole del principio attivo. Per questa affermazione, l’immunologo francese Jacques Benveniste che per primo aveva tentato di dimostrare l’esistenza della memoria dell’acqua, ha subito la censura scientifica ed è stato privato di supporto accademico e dei finanziamenti. Benveniste è riuscito lo stesso a portare avanti gli esperimenti, dimostrando quanto l’acqua sia in grado di trasmettere “il segnale” affrontando l’argomento nel suo libro: “La mia verità sulla memoria dell’acqua”. Anche dalla Svizzera arrivano confortanti notizie per tutti coloro che sostengono la medicina alternativa. Il fisico Louis Rey ha dimostrato la teoria della memoria dell’acqua. Si è avvalso della “termoluminescenza”, usata per studiare la struttura molecolare dei solidi.
Quando si illumina un oggetto, molta energia luminosa, viene assorbita dal corpo e poi riemessa. Le peculiarità della luce riemessa sono diverse da quelle che inizialmente hanno colpito l’oggetto e dipendono dalla struttura molecolare dell’oggetto stesso.
Sempre facendo riferimento a questa tecnica, Luis Rey, si è occupato di studiare il ghiaccio formatosi da acqua pura e da alcune miscele di sali, scoprendo che lo spettro di emissione delle varie soluzioni non è uguale per tutti i composti. Le molecole d’acqua a contatto con un soluto cambiano il modo in cui sono legate tra loro.
In realtà, la scoperta di Ray, dimostra che l’acqua ha un’autentica memoria seguendo il procedimento della medicina omeopatica e diluendo miscele di sali nell’acqua è arrivato a comprendere che è impossibile trovare una traccia di molecola di sale ma sembra che le molecole d’acqua contengono radiazioni, come se fosse presente la sostanza disciolta e l’acqua ne avesse conservato il ricordo.
Se l’acqua porta la memoria dell’elemento con il quale è entrata in contatto, vuol dire che i composti omeopatici entrano noi attraverso la lingua o sotto la pelle e ci trasmettono la memoria di quel segnale attivando una risposta personale.
Accesi dibattiti tra i fisici del mondo contestano l’esperimento di Ray, affermano che non si tratta di un esperimento convincente e attendibile (Martin Chaplin, fisico della South Bank).
Diverso è il parere di un esperto di “termoluminescenza” il francese Raphael Visocekas, il quale afferma che l’esperimento di Rey è rigoroso e può essere ripetuto in qualsiasi laboratorio.
Anche il Giappone offre il suo contributo nell’ esperimento di un uomo di scienza: Masaru Emoto. Egli ha iniziato le sue ricerche sull’acqua nel 1984. Masaru dopo aver perfezionato la sua tecnica di refrigerazione, iniziò a studiare e fotografare i diversi tipi d’ acqua provenienti da sorgenti, paludi, laghi e ghiacciai di diverse città del mondo.
Seguì la sua idea di esporre l’acqua alle vibrazioni della parola e del suono e i suoi esperimenti mostrano come i cristalli d’acqua energizzati, cambiano struttura a seconda dei messaggi che ricevono. Masaru Emoto ha reso pubbliche e disponibili tutte le immagini dei suoi esperimenti, pubblicato numerosi libri e diffuso la sua teoria attraverso conferenze tenute in tutto il mondo.