Il nome dell’autore di quest’ultima creazione è Tim, ma preferisce essere chiamato Timofiend, suo soprannome per la rete. Come avrete potuto intuire dalle immagini, si tratta di un case PC contenente all’interno gli hardware di PlayStation 3 e Xbox 360, smontati dalle rispettive “scatole” e rimontati all’interno del case ed in grado di funzionare autonomamente.
Il progetto, ancora senza nome (ma se volete, Tim accetta suggerimenti), è molto personale e rischioso (lui stesso ammette di non essere un professionista, per questo quanto mostrato non deve fungere da tutorial, almeno per il momento) e per questo lancia un appello affinché qualcuno, un po più esperto di lui, possa aiutarlo a rendere il progetto qualcosa di più grande. Anche commerciale? Difficile, visto che ci sarebbero da superare un paio di questioni burocratiche. E forse più di un paio.
Bandiamo alle ciance, per realizzare la sua opera, Tim si è fornito di una Xbox 360 4 GB comprata su Amazon e una PlayStation 3 80 GB. In ogni caso, per chiunque volesse provare, l’amico consiglia di utilizzare versioni di console “slim” perché è più facile smontare i pezzi e a sua volta assemblarli insieme in un case PC. Una volta completate le operazioni di smontaggio e rimontaggio, bisogna fare in modo che i due sistemi vengano alimentati da due normali alimentatori ATX.
Se per Xbox 360 è stata un’operazione relativamente semplice, lo stesso non è stato per PlayStation 3, dove è stato costretto a realizzare operazioni di modifica affinché l’hardware potesse ricevere energia dall’alimentatore (non scenderemo comunque in noiosi dettagli tecnici).
Una volta completate le operazioni di assemblaggio, con un curioso sistema per far vivere insieme le due schede madri, accade però l’irreparabile: la Xbox 360 si guasta, con il famigerato RROD. Inizialmente frustrato, decide di acquistarne un’altra e completare il lavoro, fino ad arrivare al risultato mostrato in questa immagine.
Tuttavia, ci sono ancora diverse cose da sistemare: i pulsanti delle due console sono entrambi tattili e non è riuscito al momento a trovare un modo che permetta di aggirare l’ostacolo; l’obiettivo è quello di utilizzare un solo alimentatore per entrambi i sistemi; il sistema di raffreddamento, una serie di potenti ventole piazzate in punti strategici, non è efficace come sempre, sta pensando al raffreddamento liquido.
Ad ogni modo si tratta sicuramente di qualcosa di interessante, nonché di molto difficile. Auguriamo a Tim le migliori fortune per il futuro del progetto, che potete visionare meglio nel dettaglio sul suo blog ufficiale.