Nel luminoso mondo dei videogiochi, la norma prevede che una software house, dotata di un team di lavoro nutrito ed affiatato, metta al lavoro i suoi uomini nella creazione di un titolo che riesca ad interessare l’ormai vastissimo pubblico appassionato di videogiochi e che possa offrire qualcosa di nuovo che faccia risultare innovativo ed interessante il progetto, scatenando così una follia collettiva che si possa tramutare in vendite elevate e successo di pubblico.
Ma l’universo videoludico è tanto vario quanto assurdo visto che capita anche di trovare un solo ed unico individuo che si metta all’opera e tiri fuori un’idea tanto semplice quanto vincente, tanto da riuscire ad ottenere molti consensi anche senza avere un intero gruppo di lavoro alle proprie spalle. E’ accaduto questo a Jonathan Blow, un programmatore a cui si deve l’idea vincente di Braid, un mix tra platform e puzzle game che ha riscosso un buon successo in versione Xbox Live.
L’idea alla base di questo titolo non offre in effetti molto di più rispetto agli altri giochi già arrivati sul mercato, ma l’aria un po’ retrò e la magia da vecchio titolo che riesce a sprigionare sono stati elementi sufficienti a decretarne il successo. La solita principessa rapita deve essere salvata dal protagonista di turno che deve superare mille pericoli, presentati all’interno di livelli in cui bisogna saltare, correre, arrampicarsi e svolgere mille semplici azioni come in ogni platform che si rispetti.
La nota interessante, pescata probabilmente a piene mani dal mondo degli episodi più recenti della saga di Prince of Persia, è rappresentata dalla capacità del protagonista di riavvolgere il tempo, in modo da risolvere alcuni enigmi un po’ più complessi. Questa trovata ha fatto la differenza ed è piaciuta così tanto ai videogiocatori dotati di Xbox 360, da convincere, come suggerivano le voci di corridoio già attive, una trasposizione anche su Playstation 3 così da far felici anche gli utenti Sony.