Nelle scorse ore, è tornato prepotentemente di attualità il tema dei giochi usati e dei DRM nelle console next-gen. Colpa di un aggiornamento ai termini di utilizzo di PlayStation 4, nei quali si fa riferimento al fatto che “non è possibile rivendere software su disco o software scaricato a meno che non venga espressamente autorizzata da noi [Sony] e, se il publisher è un’altra azienda, dal publisher”.
Se le parole hanno un senso, questa clausola vieta la rivendita dei giochi usati, a meno di autorizzazioni che un utente comune difficilmente riuscirebbe ad ottenere. Ma per fortuna la situazione è meno preoccupante di quello che sembra.
La stessa temibile postilla è infatti contenuta nei termini di utilizzo di PlayStation 3, console per la quale, come tutti noi ben sappiamo, i giochi usati circolano liberamente e senza alcun tipo di restrizione. Si tratta, insomma, di una di quelle norme “proforma” che a volte le aziende inseriscono nei termini di utilizzo dei propri prodotti ma che, alla fine, non hanno serie ripercussioni sull’utenza finale.
A chiarire ulteriormente la situazione sono poi arrivate le parole del capo di Sony Worldwide Studios, Shuhei Yoshida, che durante un’intervista rilasciata ad “Eurogamer” ha ribadito che i giochi usati per PS4 potranno essere rivenduti (e quindi utilizzati) liberamente. Anche in quei mercati dove sono entrati in vigore i nuovi termini di utilizzo della console.
Possiamo dormire sonni tranquilli, sotto questo punto di vista. D’altronde sarebbe stato bizzarro vedere un cambio di rotta così clamoroso da parte di Sony dopo la campagna anti-DRM fatta la scorsa estate per sbeffeggiare le restrizioni (poi rimosse) di Xbox One.
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