Sono dei titoli che hano fatto la fortuna, è davvero il caso di dirlo di alcune console. Esempio emblematico è il Nintendo DS, una macchina portatile che deve la sua diffusione non soltanto ai giochi classici che ogni tipo di supporto presenta nella sua vasta e meritevole collezione di videogiochi, ma anche a questi speciali strumenti, se così vogliamo chiamarli, che definire semplici giochi sarebbe assolutamente riduttivo.
Si tratta dei giochi d’intelligenza, quegli speciali test nati con il primo e portentoso Brain Training, che hanno incuriosito un numero imprecisato di utenti, non soltanto quelli avvezzi a controller e console da tempo, ma in special modo persone che non avevano mai impugnato un joystick e non avevano mai posseduto nessun prodigio videoludico prima d’allora, innescando una particolare rivoluzione basata sullo sviluppo del cervello attraverso questi mezzi.
Dal primo Brain Training sono nati molti cloni più o meno interessanti e funzionali, ma a quanto pare qualunque ha voluto vederci più chiaro rispetto al millantato potere di questi test d’intelligenza, andando a scoprire il grado reale di sensibilità allo sviluppo cerebrale dopo delle sessioni di gioco. Esperti del Medical Research Council e l’Alzheimer‘s Society hanno infatti effettuato uno studio utilizzando giochi come Dr. Kawashima’s Brain Training: How Old Is Your Brain?
Oltre diecimila partecipanti hanno giocato almeno dieci minuti al giorno, tre volte la settimana, per sei settimane ma secondo i responsabili dello studio non c’è stato nessuno sviluppo sostanziale rispetto, per esempio, a coloro che non hanno giocato ma hanno semplicemente navigato su internet per lo stesso tempo. Crolla quindi il mito dei giochi di questo tipo o avranno comunque il grande successo raggiunto negli anni e che continuano a riscuotere?