Quante volte in una sala cinematografica buia e magari con molte sedie vuote abbiamo assistito alla proiezione di un film particolarmente drammatico e strappalacrime tanto da non poterci minimamente limitare ad un semplice scombussolamento emotivo interiore ed abbiamo fatto fatica a fermare il fiume di lacrime sgorgato dai nostri occhi. E quante volte abbiamo invece quasi urlato per l’adrenalina scatenata da un folle film d’azione.
Il cinema, così come il mondo dei libri e della letteratura in generale rappresentano un grande elemento che una persona può utilizzare come intrattenimento e come fonte dove attingere nuove storie, emozionanti e sensibili, tanto da toccare alcune corde interiori e permetterci di amarle ed appassionarci. Ma questi metodi sono limitati per noi in quanto restiamo degli spettatori o dei lettori passivi rispetto alle vicende narrate nei testi o sugli schermi.
I videogiochi invece offrono un’interattività che coinvolge il giocatore in prima persona permettendo quindi all’utente di entrare psicologicamente nell’avventura raccontata e di viverla in modo più completo e diretto. Questo è il pensiero esatto di Yoshinori Yamagishi un personaggio legato al marchio Square Enix in quanto produttore dell’ultimo capitolo della saga di giochi di ruolo di Star Ocean che prende il sottotitolo di The Last Hope.
In special modo nel mondo dei videogiochi, continua Yamagishi, il forte impatto con la trama, articolata e piena di colpi di scena proprio come quella di un prodotto cinematografico, insieme alla possibilità per il giocatore di rivestire un ruolo attivo nell’intera vicenda, farà sì che il mondo dei videogiochi in futuro, grazie al sempre più intuitivo metodo di controllo e all’avanzamento tecnologico, potrà essere il primo mezzo in ordine di gradimento utilizzato per farsi raccontare delle storie. Voi come la pensate?
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