Il carattere da bello e tenebroso ma con l’indole forte e temeraria di Chris Redfield, associati alla grazia e alla dolcezza nonché al forte senso del dovere e alla capacità di districarsi anche nelle situazioni più pericolose di Jill Valentine, sono stati alcuni elementi principali che hanno reso quel gran capolavoro che fu il primo Resident Evil una vera pietra miliare nel settore dei survival horror, andando poi ad aprire le strade ad altri esimi colleghi.
Più o meno riusciti nel complesso, molti sono i giochi che hanno visto la luce dopo l’arrivo degli affamati zombie sulla prima Playstation, ma il caro vecchio Resident Evil è sicuramente sempre ai primi posti per quanto riguarda il forte impatto che offrì all’impreparato popolo videoludico, terrorizzato dalle scene incluse nel gioco dalla Capcom. E ora Resident Evil ha fatto sbocciare da un po’ il quinto capitolo, toccando punte prima impensabili.
Dalla magione infestata da famelici non morti, con tutti gli annessi e i connessi, tra cani non esattamente viventi e corvacci pronti a cavare gli occhi, siamo arrivati nell’Africa più nera e più assolata, andando a scoprire le origini del temibile virus protagonista indiscusso dell’intera saga. A partorire questo gran capolavoro è stato come sempre Shinji Mikami, ma coadiuvato dal produttore Jun Takeuchi che di recente ha fatto parlar di sé.
In prospettiva di un nuovo capitolo della saga infatti, Jun Takeuchi ha candidamente affermato, anche più volte, come non abbia minimamente intenzione di partecipare allo sviluppo di Resident Evil 6. La sua spiegazione ufficiale è quella del molto lavoro alternativo alla serie e la voglia di dedicarsi ad altre cose, ma voci di corridoio sospettano una certa stanchezza nello stare sempre all’ombra del più noto Mikami. Speriamo che quest’assenza non sia grave per la serie.
Commenti (1)