I giochi disponibili per le console del passato hanno spesso rappresentato il risultato di alcuni esperimenti per nulla originali, bensì delle trovate commerciali belle e buone che sono state create con il solo scopo di poter attuare una certa manovra di mercato affinché un determinato prodotto venisse maggiormente venduto grazie ad una sorta di pubblicità intrinseca ad un titolo stesso destinato ad una determinata console.
Un concetto forse un po’ difficile da capire, una sorta di manovra di marketing che ben conoscono i produttori di console e di giochi, ma che spesso si verificava quando Sega Mega Drive e Super Nintendo si davano battaglia a suon di gustosi titoli. A far parte di questo esperimenti atti alla vendita di prodotti, in questo caso di una gustosa marca di snack, come mostrato la settimana scorsa, ci fu Chester Cheetah, gioco che riuscì ad avere addirittura un seguito.
Saranno state le scarpine da corsa che sfoggiava alle sue zampe, saranno stati gli occhiali da sole che fanno bello ed impossibile, sarà il sorriso splendente come solo un felino della sua portata poteva sfoggiare, eppure la tigre protagonista riuscì a lanciare sul mercato Chester Cheetah 2 Wild Wild Quest, un diretto sequel che rappresentò una valida scelta nel settore dei platform game disponibili sia su Super Nintendo che su Sega Mega Drive.
Il gioco poco si discostava, in quanto a struttura, dal primo titolo originale, ma in quanto a definizione estetica, Chester Cheetah 2 aveva di certo dalla sua una grafica più curata con colori brillantissimi e delle animazioni davvero gustose. Bastava guardare i movimenti del protagonista quando era fermo per notare un dettaglio decisamente maggiore rispetto al suo predecessore. Un titolo interessante all’epoca ma che poco avrebbe da offrire ora che le avventure presentano ben altri panorami.