Quando diamo un’occhiata su nel cielo, in special modo in una bella notte limpida, dove i pianeti risultano quasi visibili ad occhio nudo, ci viene sempre naturale pensare ad un possibile viaggio tra quelle stelle luminose, alla scoperta di entità sconosciute che possano avere una vita magari normale come la nostra. Ma chi ci dice che in realtà tutte queste improbabili creature non abbiano delle voglie colonizzatrici che possano creare anche problemi?
A darci un esempio delle beghe di territorio che potrebbero esserci tra abitanti di pianeti lontani, ci ha pensato più volte il mondo dei videogiochi, in special modo ai tempi in cui erano al massimo del successo le console a 16 bit, con tutta la moltitudine di sparatutto spaziali che erano all’ordine del giorno su Sega Mega Drive e Super Nintendo. Proprio su quest’ultima macchina da gioco vide la luce un titolo appartenente proprio a questo genere.
Il suo nome è Darius Twin e narra la storia di Proco e Tiat, che scapparono dal loro pianeta natale, ovvero il Darius del titolo, per sfuggire al popolo invasore di Belser. La discendenza dei due fuggiaschi si rifugiò nella galassia del pianeta Orga dove prosperò tranquilla per un bel po’, ma la sete di conquista di Belser non riuscì a saziarsi, tanto che anche la nuova dimora venne attaccata dalle nuove forze armate e qui inizia il gioco.
Nei panni di guerrieri ben intenzionati a difendere la propria pace, a bordo delle aquile d’argento, ovvero delle avveniristiche navicelle armate di tutto punto, il giocatore trovava davanti a sé uno dei più classici sparatutto. La frenesia e lo sparo costante erano sicuramente i punti di forza di Darius Twins, ingredienti che riuscivano ad ingolosire gli appassionati del genere che ben poteva puntare, ormai più di vent’anni fa, su un degno cavallo di razza.