Nel mercato videoludico attuale siamo ormai abituati ad un uso massiccio della terza dimensione trasformando i titoli che ci divertiamo ad utilizzare, in vere e proprie esperienze virtuali con un grado di immedesimazione davvero impressionante dettato, in dose molto massiccia, proprio dalla tridimensionalità dei protagonisti e soprattutto delle ambientazioni, lasciandoci immaginare di vagare davvero nelle strade di una città come in boschi incantati.
Se diamo un’occhiata al passato infatti, la povertà grafica e il grado di avanzamento tecnologico assolutamente inferiore rispetto a quello di cui le console attuale possono fregiarsi, lasciavano tutti i giochi in un banalotto 2D offrendo uno spirito d’avventura tutto sommato limitato, in special modo paragonando i giochi di una volta a quelli che possiamo acquistare oggi. Ma è anche vero che alcuni esperimenti furono fatti per offrire un grado di profondità in più.
Spesso infatti al tipico scrolling orizzontale e al mediocre utilizzo della visuale a volo d’uccello che lasciava poco dettagliata l’intera azione di gioco, alcune case di sviluppo adottarono la visuale isometrica, spostando la telecamera virtuale di qualche grado, lasciandoci quasi l’illusione di poter essere nella terza dimensione. Uno dei giochi a beneficiarne fu Equinox, un gioco d’azione misto a puzzle game presentato una quindicina d’anni fa su Super Nintendo.
La storia era quella di un mago imprigionato da una strega cattiva, lasciando al figlioletto, anch’esso dotato di poteri magici, il compito di riportarlo in salvo. Si avanzava nell’avventura accedendo ad una stanza dopo l’altra risolvendo di volta in volta dei puzzle e collezionando dei gettoni utili ad evocare delle magie nelle battaglie finali. Un titolo simpatico ed originale che portò un po’ d’aria fresca alla collezione di giochi per Super Nintendo.