Ormai forse non sono più seguite come un tempo visto che la diffusione delle console da salotto è cresciuta vertiginosamente paragonando il mercato di oggi a quello di appena una decina di anni fa. Quelle attuali sono poi piene di simulazioni di ballo e di cabinati che poco hanno a che vedere con i classici di una volta, donando la possibilità al giocatore soltanto di provare qualcosa che difficilmente, per ingombro, potrebbero mai avere nella propria cameretta.
Eppure le sale giochi, fino a poco tempo fa, si trovavano anche sui lidi delle nostre spiagge e rappresentavano un piacevole passatempi per gli appassionati di ogni età. Picchiaduro a scorrimento ormai scomparsi dalla circolazione e platform dai toni fumettosi e dolcissimi erano tra i generi più diffusi in questi ambienti, ma a farla da padrone è sempre stato lo sparatutto spaziale, finalmente dotato di una buona grafica e di astronavi dalle grandezze notevoli.
Tutto questo era impensabile averlo sulle poco potenti macchine da gioco che soltanto qualche fortunato aveva a casa, ma qualcosa cambiò con l’arrivo di un titolo come Lightening Force, un esponente del genere degli sparatutto che, proprio come il genere vuole, ci metteva al comando di un’astronave con tutti i crismi, permettendoci di annientare ogni cosa vedessimo svolazzare sullo schermo. Ma non pensate di trovarvi di fronte il classico sparatutto spaziale.
Per una volta alle stelle e ai pianeti in lontananza, su un fondale buio illuminato soltanto da piccolissimi puntini, furono preferite ambientazioni più terrestri come una location marina oppure, in contrapposizione, una desertica, nonché grandi boss divertentissimi da annientare. Il tutto utilizzando una grafica degna di un titolo da sala giochi, con animazioni ottime per l’epoca e una grandezza dell’astronave piuttosto soddisfacente. Un titolo davvero da ricordare.