Se c’è un genere che specialmente nel passato ha letteralmente invaso il settore videoludico ed è stato anche uno dei più utilizzati per fare i primi esperimenti tra personaggi fatti da accozzaglie di pochi pixel e storie tra le più banali mai raccontate in un videogioco, è sicuramente quello degli sparatutto, in special modo quelli spaziali in cui, comandando delle particolari astronavi, avevamo quasi sempre il compito di proteggere il nostro pianeta dagli attacchi di misteriose entità.
Molto spesso i nemici tipici di questi giochi erano alieni provenienti da chissà quale galassia e pronti a mettere le mani sui nostri territori, ma al comando della nostra navicella spaziale, a suon di raggi laser, proiettili perforanti e bombe che spazzavano via ogni cosa dallo schermo, dovevamo mettercela tutta per impedire che la loro missione fosse adempiuta. Utilizzando la stessa struttura, ma snaturando il filone classico, un gioco timidamente si affacciava nel mondo delle console a 16 bit.
Si tratta di Phelios, un gioco che richiamava fortissimamente la classica struttura degli sparatutto spaziali con tanto di attacchi praticamente identici e scrolling verticale verso le orde di nemici che pian piano facevano la loro comparsa, ma il tutto in un contesto assolutamente diverso. Il gioco uscito su Sega Mega Drive ormai più di un decennio fa, pesca a piene mani tra i miti dell’antica Grecia, popolata da dee e cavalieri tra gelosie, rapimenti e missioni da compiere.
Nei panni del prode dio Apollo, a cavallo del nostro fido destriero alato, avevamo il compito di portare in salvo la dea Artemide rapita da un perfido demone. Varie le ambientazioni da attraversare tentando di rimanere illesi dagli attacchi nemici e di utilizzare tutte le nostre risorse spostandoci sulla groppa del mitico Pegaso alato. Un gioco di chiara ispirazione classica che offriva una simpatica variante al classico sparatutto quasi sempre dal gusto spaziale e stellare.