Il termine futuristico può aprire spiragli che sono in grado di lasciarci immaginare pressoche qualunque cosa, lasciando ampio spazio alla nostra fantasia o a quella di personaggi importante nel mondo della comunicazione, del cinema, della televisione, che negli anni ci hanno mostrato e raccontato storie che potessero appartenere a scenari catapultati avanti anche di ceninaia di anni, immaginando un possibile mondo futuro.
Macchine che dominano sull’uomo, oggetti volanti stavolta comunemente identificati come metodi di spostamento molto più veloci di quelli disponibili attualmente e così via per quanto riguarda tutto quello che la mente umana potrebbe immaginare da qui ad un secolo in avanti. Spesso a pensarci sono stati anche i programmatori di giochi appartenenti alle vecchie console del passato, così come la Riot che anni fa ci presentò Psycho Dream.
In realtà il gioco fu presentato solo al pubblico giapponese, visto che questo titolo uscì esclusivamente nel paese del sol levante e mostrava una struttura di gioco tipicamente in linea con i giochi d’azione, il tutto logicamente ambientato in una sorta di luogo vittima di un clima post-apocalittico dove era necessario far fuori creature strane, quasi sempre mutazioni genetiche dovute a chissà quale disastro sconosciuto.
Il giocatore poteva prendere il controllo di due personaggi: un eroe maschile armato di una spada molto tagliente, oppure di una donna dotata di una frusta altrettanto pericolosa, il tutto upgradabile trasformando la spada in due affilate lame e la frusta in artigli, senza contare le rispettive trasformazioni dei protagonisti, dopo aver ottenuto un cristallo rosso, in creatura meccanica o in una splendida fata. Tutto ciò faceva di Psycho Dream un gioco interessante, peccato non averlo mai avuto in versione europea.