Nei giochi disponibili oggi sulle nostre console non ci stupiamo più di tanto se troviamo una commistione di vari generi nello stesso titolo. Quante volte infatti troviamo un’avventura con moltissimi elementi action, stesso discorso dicasi per i giochi di ruolo che si allontanano dalla classica scuola nipponica, per non parlare dei giochi di guida che spesso si trasformano in veri giochi d’azione.
Ma nei tempi delle console a 16 bit spesso i titoli erano strettamente etichettati con un genere e non si allontanavano quasi mai dai classici canoni che quello stile dettava. Ad uscire un po’ dai confini del platform ci pensò Puggsy, un titolo uscità per Sega Mega Drive nel 1993 che può tranquillamente essere considerato come un gioco a metà strada tra il platform classico e il puzzle game.
Il buffo alieno protagonista del gioco venne creato da alcuni programmatori dell’Amiga ma divenne una star solamente per questo gioco. Lo scopo di Puggsy era quello di aiutare il povero alieno patatoso a recuperare la sua navicella spaziale dal pianeta sul quale era atterrato che nel frattempo era stata rapita da alcuni procioni abitanti del pianeta stesso. Per farlo dovevamo guidare Puggsy per i 57 livelli di cui il gioco era composto.
Non era necessario completare tutti i livelli per terminare il gioco ma per superarli dovevamo utilizzare al meglio gli oggetti trovati lungo il percorso portandoli nel luogo giusto. Puggsy fu uno dei primi giochi ad utilizzare la forza di gravità virtuale per modificare il peso degli oggetti con cui interagiva il protagonista, elemento essenziali per la soluzione dei puzzle da affrontare durante il gioco. Peccato che il seguito all’epoca annunciato non vide mai la luce..