E’ stato sicuramente quel periodo che è andato dagli anni ’80 fino agli anni ’90 quello del boom vero e proprio degli sparatutto spaziali, quel genere di gioco che poteva far aumentare a dismisura la fila di fronte al cabinato di un bar o di una sala giochi o che poteva vendere tantissimo in formato cartuccia per console, proponendo una struttura di gioco che potrebbe essere definita davvero semplicissima e comunque molto simile tra un titolo e l’altro.
Facile insomma spiegare in due parole quel che promettevano gli sparatutto spaziali: il più delle volte il giocatore doveva impegnarsi a mettersi nei panni di un guidatore di navicelle spaziali, esattamente come quelle che imperversavano nei cartoni animati di un certo tipo, per sconfiggere un’orda di invasori o, al contrario, di colonizzare un nuovo pianeta. Tra gli esemplari degni di nota, figurava anche un certo Thunder Spirits.
Uno dei fulcri fondamentali degli sparatutto spaziali non erano esattamente delle meccaniche di gioco particolarmente originali, anche perché, com’è stato già detto, tutti finivano per somigliarsi un po’ visto che occorreva annientare delle armate nemiche interamente per acchiappare al volo un bonus per accrescere la propria protezione con scudi e barriere o aumentare il nostro arsenale offensivo con raggi laser o proiettili multidirezionali.
Ciò che rendeva diverso Thunder Spirits dalla moltitudine di titoli simili quanto meno nella struttura, era un po’ da ricondurre all’ambientazione scelta, visto che non si doveva transitare tra cieli stellati e spazi profondi, ma foreste lugubri e paesaggi vulcanici a dir poco psichedelici, rendendo quindi un po’ più varia quanto meno la location da attraversare. Per il resto Thunder Spirits si piazzò nella media del settore, senza notevoli slanci per entrare nell’olimpo degli sparatutto su Super Nintendo.