Questa generazione di videogiochi, tra le altre, ha lanciato anche la fortunatissima moda degli sparatutto militari. Il successo di Call of Duty ha dato poi naturale vita ad una serie di concorrenti, non molto fortunati, che avevano l’obiettivo di spodestare il franchise di Activision da un trono conquistato con forza e mantenuto con un successo crescente anno dopo anno.
Quest’anno, Battlefield 3 proverà a rompere le uova nel paniere ai ragazzi di Infinity Ward, e dalle premesse pare già destinato a riuscirci. Oggi tuttavia parliamo di Warco, un videogioco sì ambientato in medio-oriente; sì, che tratta una delle guerre medio-orientali di questi tempi, ma no, non è uno sparatutto.
Warco è infatti l’ambizioso progetto dello sviluppatore Defiant Development, cui sede è situata a Brisbane, in Australia, realizzato in collaborazione con il regista Robert Connolly ed il giornalista, che ha realizzato diversi reportage bellici ad alto rischio nella sua carriera, Tony Maniaty. Il giocatore non impersona uno dei marine impegnati nel conflitto, bensì un reporter di guerra, Jesse DeMarco, che ha il compito di filmare i momenti più crudi del conflitto e poi realizzare un servizio da spedire in redazione.
Ovviamente, il grado di sfida sarà rappresentato non solo dal saper scegliere quali parti del conflitto filmare e mettere insieme in un servizio, ma anche dalla capacità di sopravvivere, evitando proiettili vaganti o comunque eventuali attacchi pesanti che potrebbero colpire il corpo dei marine a cui si è unito per svolgere il suo lavoro.
“Il gioco permette di navigare in un mondo dalle tinte grigie in cui dovranno essere prese decisioni a forte impatto umano”, spiega Morgan Jaffit del team di sviluppo. “Si tratta di saper trovare la storia che si vuole raccontare, e combinare i vari elementi raccolti sul campo di battaglia per farla crescere e maturare. Warco è sia un motore di narrazione, sia un gioco d’azione da una prospettiva totalmente inedita”.
Gli scenari, progettati per rispecchiare i recenti avvenimenti tumultuosi in Medio Oriente e Nord Africa, vanno da intense raffiche di azione a momenti di quiete, quando si potrà discutere degli eventi della giornata con i colleghi giornalisti in un hotel.
Certo, un videogioco che somiglia ad uno sparatutto militare in prima persona ma che non permette di sparare potrebbe avere enormi difficoltà sul mercato. Per questo, lo sviluppatore è in trattative (difficili) con diversi editori per convincerli a prendere in mano il progetto e commercializzarlo nei prossimi anni per un vasto pubblico.
“Siamo ottimisti sul fatto che troveremo un modo per far funzionare il progetto come una realtà commerciale”, ha dichiarato in proposito Jaffit.