Lo conosciamo tutti come uno degli esponenti più violenti del mondo dei picchiaduro. Lontano dalla genuinità degli attacchi contenuti in uno Street Fighter con tutta la variegata gamma di personaggi che da circa vent’anni ci fanno compagnia, e distante anche da un Tekken con la sua grafica tridimensionale, icona dello stile moderno di un genere che pian piano si è andato ad imporre come tra i preferiti degli appassionati di videogiochi.
Lui è Mortal Kombat, un simbolo della critica al mondo videoludico a causa della sua natura spaventosamente sanguinosa e brutale fin dal suo primo timido ingresso diversi anni fa sulle console a 16 bit, permettendo, grazie al successo ottenuto per lo stesso motivo, un’evoluzione della saga in quello che ora conosciamo, con un bagaglio di personaggi che sono rimasti nell’immaginario collettivo dei fanatici di tutto il mondo.